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Nella giornata della memoria io ricordo i “LAOGAI” ancora esistenti e funzionanti in Cina!

Il Laogai Handbook 2008
LAOGAI 
abbreviazione di laodong gaizao 
significato : “riforma attraverso il lavoro”
 tutt’ora attivi
i campi di concentramento del 2. e 3.o millennio
DIRITTI UMANI  : ZERO


Vennero aperti nel 1950 da Mao Zedong su consulenza sovietica a imitazione dei Gulag. A tutt’oggi i Gulag sono inattivi, così pare. I laogai invece sono aperti e attivissimi.
Il numero di campi aperti è “Segreto di Stato” in Cina ovviamente ma il Il Laogai Handbook 2008 ne conta 1.440 aperti e attivi.
 Ufficialmente i campi sono un mezzo per rieducare i criminali con il lavoro. In realtà servono per sfruttare terrore, intimidazione, lavaggio del cervello, tortura contro i dissidenti politici, contro i rivoluzionari, contro chi osa opporsi alla linea politica. Inoltre sono una enorme forza lavoro gratuita. Schiavi senza diritti civili e quindi DIRITTI UMANI ZERO
I ragazzi della protesta di piazza Tien’anmen (in cina definita “incidente” di piazza Tien’anmen) sono morti o spariti divorati dai Laogai.
I Laogai sono pieni di tibetani (vedi la questione tibetana nei post che ho pubblicato sotto l’etichetta TIBET) rinchiusi da sempre. Il fine : genocidio fisico e culturale. La cultura tibetana deve sparire. Per fortuna non riusciranno nell’impresa.
Il lavaggio del cervello è uno dei metodi più soft finalizzati a indottrinare i detenuti con lezioni quotidiane dopo le lunghe ore di lavoro per giungere all’autocritica, all’autoaccusa pubblica e diventare leali al “Partito” Ciò va dimostrato anche denunciando amici e parenti etc 

Harry Wu ( attivista per i diritti umani cinese  naturalizzato statunitense) fu arrestato perchè cattolico e considerato controrivoluzionario di destra e detenuto dal 1960 al 1979
Spiega :  
quando si entra nel campo, la prima cosa è confessare il proprio crimine. Bisogna ripetutamente dire loro il proprio crimine. Non dimenticare mai nessun dettaglio. La confessione è di primaria importanza, perchè distrugge la dignità. Bisogna dire ’ sono un criminale, sono colpevole, voglio accettare la riforma del pensiero, voglio cambiare me stesso, voglio essere fedele al presidente Mao

Lu Decheng fu uno dei 3 ragazzi che lanciarono uova contro il ritratto ufficiale di Mao nell’ottobre 1989 durante la famosa protesta studentesca di Tien’anmen, arrestato è stato “ospitato” in un “campo di lavoro” cinese.
Molto bella l’intervista rilasciata a Riccardo Cascioli di “Avvenire” nel 2007
Uno stralcio dall’intervista per capire immediatamente perchè sono sempre più numerosi e attivi i Laogai :
“Lei sta dicendo che i giocattoli che acquistiamo, e anche gli alberi di Natale di plastica, possono provenire dai campi di lavoro forzato?Certo, nei laogai si produce di tutto, per il mercato interno e per l’esportazione. Per il governo cinese è una grande risorsa economica, perché i laogai permettono ampia disponibilità di manodopera a costo zero, così da rendere particolarmente competitivi i prodotti cinesi. È anche per questo che i laogai sono in aumento.”

CAMPAGNE URGENTI : Appello per la liberazione di Tenzin Delek Rinpoche

CAMPAGNE URGENTI :
Appello per la liberazione di Tenzin Delek Rinpoche
LA NOSTRA SOLIDARIETÀ A TENZIN DELEK E AI TIBETANI CHE SI SONO MOBILITATI PER LA REVISIONE DELLA SENTENZA!
  La decisione del governo cinese di commutare la sentenza di morte pronunciata nei confronti di Tenzin Delek Rinpoche nel carcere a vita è stata indubbiamente una vittoria per i tibetani e per le migliaia di persone che, in tutto il mondo, si sono adoperate per salvargli la vita. E’ la prova concreta dell’efficacia della pressione internazionale e la dimostrazione di ciò che possiamo ottenere se ci attiviamo congiuntamente e in grande numero.



Tenzin Delek Rinpoche rimane tuttavia un prigioniero politico, condannato a languire a vita nelle carceri cinesi. Al termine del processo d’appello, Tenzin Delek Rinpoche è stato condannato al carcere a vita. Trasferito dal carcere di Chuandong a quello di Mianyang (nella provincia del Sichuan), sappiamo che le sue condizioni di salute non sono buone: soffre di alta pressione e, a causa delle torture cui è stato sottoposto prima del processo, ha problemi cardiaci e polmonari. Continua a proclamare la sua innocenza.

Nel giugno 2009, a un compaesano che gli faceva visita in prigione, Tenzin Delek Rinpoche disse: “Non sono colpevole, chiedete giustizia, chiamate tutti e fate il possibile perché la sentenza sia cambiata”.

  In segno di aiuto, 40.000 tibetani appartenenti alla comunità di Tenzin, firmarono una petizione (molte firme consistevano nell’impronta del pollice) in cui si chiedeva giustizia per il loro leader. Questa una pagina della petizione.




In segno di solidarietà con Tenzin Delek e i tibetani che per lui hanno manifestato lo scorso mese di dicembre in tutta l’area di Lithang, vi chiediamo di firmare la petizione on line al sito:




Accanto alla vostra firma comparirà l’impronta di un pollice, come nella petizione dei tibetani.


La petizione sarà inviata a Zhou Yongkang (nella foto), uno dei massimi dirigenti del Partito Comunista. Nel 2002, Zhu era Segretario del Partito nella provincia del Sichuan, dove Tenzin Delek era detenuto. Attualmente ricopre la carica di Segretario del Comitato Centrale per le Politiche Legali, il principale organo della Repubblica Popolare Cinese di supervisione nell’applicazione della legge.



  La campagna, lanciata a livello internazionale, ha come obiettivo la raccolta di 40.000 firme entro il 10 marzo 2010.

















Altre azioni:

1) Scrivete al Liu Qibao, segretario del Partito della Regione del Sichuan per chiedere la sua liberazione.

2) Scrivete al nostro Ministro degli Esteri, on. Franco Frattini

Note biografiche :

Nato a Litang, nel Sichuan, nel 1950, Tenzin Delek è stato protagonista, nella sua provincia, di battaglie ambientaliste, sociali e religiose. Dal 1982 al 1987 visse in India, dove studiò sotto la supervisione del Dalai Lama, il leader tibetano in esilio dal 1951. Dal suo maestro venne riconosciuto come “tulku”, ovvero lama reincarnato. Tornato in Cina nel 1987, Tenzin Delek fondò monasteri, ospedali, scuole e orfanotrofi ma i suoi rapporti con le autorità cinesi si guastarono nel 1993, quando si oppose ai tentativi di disboscamento attuati dal governo nelle aree tibetane. Arrestato nell’aprile 2002 con un altro monaco, Lobsang Dhondup, 28 anni, i due vennero accusati dell’attentato avvenuto agli inizi di quello stesso mese nella piazza principale di Chengdu, capoluogo della provincia del Sichuan. I due monaci furono entrambi condannati a morte il 2 dicembre 2002 ma il 26 gennaio 2003 la sentenza venne eseguita solo per Lobsang Dhondup; Tenzin Delek si vide sospendere la condanna per due anni. Nel gennaio 2005, a seguito delle fortissime pressioni internazionali, la condanna a morte è stata commutata nel carcere a vita.

BAMBINE CINESI CERCASI ciliegina sulla torta!

Questa foto non proviene dal sito Missionionline!
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MISSIONIONLINE
09/09/2007
Sfuggite all’aborto selettivo, sono adottate, ma anche abbandonate o vendute
Bambine cinesi cercasi
di Gianni Criveller

Dati ampiamente confermati stabiliscono che, nel mondo, nascono in media 106 bambini maschi ogni 100 femmine. In Cina invece, come riportato nel censimento del 2000, nascono 120 bambini ogni 100 bambine. Il declino delle nascite di femmine inizia nel 1979, quando fu imposta la politica del figlio unico, applicata a volte con mezzi brutali, a volte con incentivi economici.In altri Paesi asiatici – India, Nepal, Pakistan, Corea del Sud e Taiwan – la natalità femminile è inferiore a quella naturale; ma in nessun Paese al mondo, né mai in precedenza nella storia dell’umanità, si era verificata una sproporzione così elevata come quella degli ultimi 25 anni in Cina. Nel solo 2006, risultano nate 920 mila bambine in meno. Che fine hanno fatto? Lo strumento principale per la riduzione della loro nascita, come dimostrato dagli studiosi, è l’aborto selettivo, praticato quando viene conosciuto il sesso della nascitura. Mancano alla conta anche le bambine che nascono, ma che non sono registrate, e sono virtualmente non esistenti, facili vittime di sfruttamento. La grave disparità tra il numero di bambine nate e quelle che iniziano la scuola non è giustificabile, in quanto, ovunque nel mondo, le bambine sopravvivono di più dei maschi nei primi anni di vita. Certamente le femmine sono le principali vittime dell’evasione scolastica infantile; ma rimane il fatto che i ricercatori stimano un numero inusualmente alto di decessi di bambine. Molte sono date in adozione, ma rimangono numerose le bambine che spariscono nei primi anni di vita, principalmente per abbandono, vendita e persino perché uccise (o per decesso dovuto a maltrattamento o negligenza). Naturalmente sono pratiche illegali e condannate dal governo. Ma c’è una tolleranza colpevole verso tali crimini, che non solo non sono stati sradicati, anzi risultano persino in aumento.Cito un episodio di cui sono personalmente certo. Un insegnante volontario in Cina ha visitato più volte un centro per bambini portatori di handicap. Scosso da ciò che vedeva, ha invitato un giornalista di Hong Kong a denunciare le tristi condizioni in cui i piccoli erano tenuti, e il fatto che diverse bambine erano in realtà sane. L’insegnante è stato allontanato, le autorità sono intervenute per correggere quella situazione. Ma quante altre ne rimangono? Le conseguenze della mancanza di donne si fanno sentire: alcuni milioni di ragazzi non trovano moglie, creando problemi sociali e fustrazioni emotive notevoli. Aumentano le violenze contro le donne, il traffico di esseri umani, il rapimento di bambine e ragazze, lo sfruttamento della prostituzione e la criminalità comune. Nella storia della Cina, l’uccisione e l’abbandono delle bambine sono, purtroppo, molto attestati. Anche le lettere dei missionari ne parlano spesso: in alcune, sant’Alberico Crescitelli descrive con strazio la tragedia dell’infanticidio, che lo turbava profondamente. I suoi risparmi furono lasciati proprio per il soccorso dei bambini. Presso «le missioni», accanto alla chiesa, alla casa dei padri, la scuola e il convento, sorgeva spesso anche l’orfanotrofio. Ancora oggi uno degli impegni principali della Chiesa in Cina, in particolare da parte delle suore, è quello di accogliere bambini abbandonati, quasi tutte femminucce o portatori di handicap. La causa profonda di tale fenomeno va cercata nella tradizione: solo i figli maschi hanno la facoltà di compiere i riti di venerazione agli antenati, senza i quali non c’è pace né per i vivi, né per i morti. I maschi assicurano la permanenza della famiglia, attraverso la trasmissione del cognome e dei beni. Le figlie, invece, che emigrano in un’altra famiglia, sono un investimento a perdere. La calamità che colpisce le bambine oggi non è dovuta solo alla povertà o all’arretratezza culturale. In Paesi sviluppati come la Corea del Sud e Taiwan esiste la stessa descriminazione. La causa degli aborti selettivi è legata a un radicato pregiudizio maschilista, diffuso anche in ambienti benestanti e culturalmente progrediti, che coinvolge persino un certo numero di donne ed è esarcerbato dalla bassa fertilità, imposta o scelta. Molte coppie, dentro e fuori la Cina, potendo o volendo avere un solo figlio, lo vogliono maschio. Un dibattito sul tema sta iniziando; a quando una vera rivolta culturale femminista che sappia affrontare con coraggio questo dramma?

* Missionario del Pime, sinologo, Hong Kong (Cina)

STO CERCANDO UN FILMATO CHE ERA GIRATO QUALCHE TEMPO FA!LO TROVERO’ E LO POSTERO’

Pensiamo che le vittime siano solo gli animali?

o solo i tibetani???

No!

Adesso affronteremo anche il problema bambine in Cina!